Leonard Bernstein’s Lectures: 6. The Poetry of Earth

Bernstein’s lectures covered a lot of terrain, touching on poetry, linguistics, philosophy and physics. But the focus inevitably comes back to music — to how music works, or to the underlying grammar of music.

SIXTH LESSON: THE POETRY OF EARTH

http://www.openculture.com/2012/03/leonard_bernsteins_masterful_lectures_on_music

Leonard Bernstein’s Lectures: 5. The 20th Century Crisis

The lectures run over 11 hours. They’re considered masterpieces, beautiful examples of how to make complicated material accessible. And they’re available in full on YouTube.

FIFTH LESSON: THE 20TH CENTURY CRISIS

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Leonard Bernstein’s Lectures: 4. Delights & Dangers of Ambiguity

The lectures run over 11 hours. They’re considered masterpieces, beautiful examples of how to make complicated material accessible. And they’re available in full on YouTube.

FOURTH LESSON: DELIGHTS AND DANGERS OF AMBIGUITY

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Leonard Bernstein’s Lectures: 3. Musical Semantics

Delivered in the fall of 1973 and collectively titled “The Unanswered Question,” Bernstein’s lectures covered a lot of terrain, touching on poetry, linguistics, philosophy and physics. But the focus inevitably comes back to music — to how music works, or to the underlying grammar of music.

THIRD LESSON: MUSICAL SEMANTICS

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Leonard Bernstein’s Lectures: 2. Musical Syntax

Delivered in the fall of 1973 and collectively titled “The Unanswered Question,” Bernstein’s lectures covered a lot of terrain, touching on poetry, linguistics, philosophy and physics. But the focus inevitably comes back to music — to how music works, or to the underlying grammar of music.

SECOND LESSON: MUSICAL SYNTAX

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Leonard Bernstein’s Lectures: 1. Musical Phonology

In 1972, the composer Leonard Bernstein returned to Harvard, his alma mater, to serve as the Charles Eliot Norton Professor of Poetry, with “Poetry” being defined in the broadest sense. The position, first created in 1925, asks faculty members to live on campus, advise students, and most importantly, deliver a series of six public lectures. T.S. Eliot, Aaron Copland, W.H. Auden, e.e. cummings, Robert Frost, Jorge Luis Borges — they all previously took part in this tradition. And Bernstein did too.

FIRST LESSON: MUSICAL PHONOLOGY

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Sylvano Bussotti, Autotono

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Vicino a John Cage e alle sue esigenze di superare i “limiti” del pentagramma, Bussotti fu impegnato in prima linea a sabotare il sistema di notazione tradizionale insieme al movimento Fluxus, Yoko Ono, Cornelius Cardew, Robert Ashley e Giuseppe Chiari (è del 1962 la sua performance concettuale Gesti sul piano), fino al gruppo Zaj e Lee Ranaldo che durante la registrazione di un album dei Sonic Youth usava la faccia di Madonna per disegnare una sequenza di note che si autodistruggevano.

http://www.ilcorrieremusicale.it/2012/01/10/sylvano-bussotti-autotono

Il filantropico avanzamento culturale

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All’inconsapevolezza si unisce la passione per il soft power a stelle e strisce, percepito come benigno simbolo del progresso, che impedisce al Belpaese di guardare con razionalità agli Stati Uniti e lo espone alla profilatura di massa realizzata dalla National Security Agency. Come svelato nel giugno del 2013 dal fuggitivo Edward Snowden, l’agenzia di intelligence statunitense, attraverso l’accesso ai server di almeno nove tra social network e servizi di posta elettronica (Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, Youtube, Skype, Aol, Apple), studia le comunicazioni private di centinaia di milioni di utenti che affidano i loro pensieri alla Rete. Si tratta di un’arma non convenzionale che consente a Washington di conoscere i cittadini stranieri meglio dei loro governanti e, se utilizzata con raziocinio, di prevedere i fenomeni sociali che interesseranno il globo. Per questa ragione le rivelazioni di Snowden hanno scatenato le veementi reazioni dei governi stranieri, dalla Germania alla Francia, dalla Russia al Brasile, dalla Cina all’India. In Italia, invece, Paese che vanta quasi 20 milioni di utenti Facebook, lo scandalo si è ingenuamente tradotto in un (breve) dibattito incentrato sulla privacy degli internauti, che ha tralasciato del tutto le ramificazioni strategiche del fenomeno. Per Palazzo Chigi il settore hi-tech degli Stati Uniti resta un filantropico strumento d’avanzamento culturale e l’inglese, lungi dall’essere un mezzo neutro con cui far valere le proprie ragioni, rimane un idioma misterioso da cui pescare magici slogan. Così il 23 settembre il Premier Renzi ha visitato la sede di Yahoo, in California, senza suscitare alcuna rimostranza nell’opinione pubblica, malgrado il gigante di Sunnyvale sia tra le società che hanno ripetutamente violato le comunicazioni dei cittadini italiani. Mentre in patria la legge sul lavoro si trasformava in jobs act, gli attivisti politici in followers e le coppie di fatto in civil partnerships. Tanto è bastato per scatenare il sarcasmo dei media d’oltreoceano e inficiare ulteriormente il potere negoziale del governo. A marzo, in occasione della visita di Obama a Roma, il celebre sito Politico ha descritto il primo ministro italiano come «un festoso cagnolino (…) che ha ribattezzato jobs act una sua proposta di legge». E a settembre l’impegnato New Yorker ha rincarato la dose paragonando senza mezzi termini l’inglese di Renzi a quello di Roberto Benigni.

Dario Fabbri, “Amiamo tanto l’America”, in Limes n. 11/2014

Julio Organum Julii

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Julio Organum Iulii – liturgia per organo e voce che parla – di Sylvano Bussotti (1968) è una partitura di pentagrammi frammentati, dispersi nella pagina e raccordati da esili tratteggi che indicano il libero volo dei suoni.

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La corretta interpretazione dei segni è fornita da annotazioni esplicative. I pentagrammi non indicano precisamente i suoni da eseguire, ma suggeriscono gli ambiti delle sonorità, tracciano i confini di un disegno sonoro.

In quattro punti i pentagrammi si deformano, come sotto la pressione di sonorità telluriche, che fuoriescono dalle coordinate dello spazio sonoro convenzionale.

http://www.musiquecontemporaine.fr/browse?index=2&sortId=&recordsPage=182

LINKS

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Nel 1969 il musicista Mauro Bortolotti creò la composizione LINKS, titolo molto evocativo alla luce dell’attuale civiltà dell’informazione in Rete, dove i links sono gli strumenti per eccellenza che tengono il tutto.

Qui è evidente il rapporto fra suono e segno: la densità cromatica rispecchia la massa sonora, dove le aree in chiaroscuro indicano colpi decisi di tutti gli archi (viole, violini, violoncelli, contrabbasso).

Nella sezione sotto, le forcelle (frecce direzionali) indicano suoni crescenti, calanti o altezze ben determinate; le linee sinusoidali che si sovrappongono alle rette suggeriscono ascillazioni del suono.